Storie di ghiaccio, di pietre e di foreste:
una mostra a Cerete

Le Nottole sono dappertutto! Nel mese di Agosto si è svolta nel Comune di Cerete una mostra documentaria geologico-naturalistica sulla Val Borlezza, dal titolo “Storie di ghiaccio, di pietre, di foreste: milioni di anni fra la Presolana e il Sebino”; in essa, seguendo un immaginario itinerario lungo il corso del fiume Borlezza, sono state presentate immagini e reperti di rocce, fossili e piante della zona.
Fra le tante curiosità naturalistiche della zona esiste anche una piccola grotta, catastata come “Lacca” ; inoltre, e più importante, nel territorio di Cerete è sita la “famosa” palestra della Valle dei Matti, ed ecco così la Speleologia intrufolarsi a buon diritto, grazie alla collaborazione fra organizzatori della mostra, GSB le Nottole e SpeleoCAI Lovere. 
Sono stati così presentati quattro pannelli tematici, assemblati a più mani, per spiegare al “volgo” cos’è la speleologia, e 
soprattutto come opera lo speleologo e quale importanza può avere questa attività, non solo
sportiva, per la gestione del territorio. Il primo, composto di disegni schematici, illustrava l’attrezzatura base dello speleo (abbigliamento, lampada a carburo, discensore...), qualche esempio di tecnica di discesa e di risalita, l’attività di rilievo e cartografia di una cavità, e un esempio semplificato di come la presenza di un sistema carsico possa influenzare la diffusione di inquinanti (da cui appunto l’importanza di esplorare tali sistemi e disporre di un catasto aggiornato delle cavità).
Un intero pannello è stato dedicato al rilievo della cavità “Lacca”, LoBG 1260 disegnato da G. Pannuzzo; in un altro la stessa cavità era illustrata con foto fornite dagli speleo di Lovere e dalle Nottole.
Il quarto pannello illustrava con immagini suggestive la forra della Valle dei Matti con Nottole in attività, accompagnata da uno schizzo (impreciso) della palestra stessa, ricavato da anonimo dalle indicazioni telefoniche del suddetto Pannuzzo. Completava il tutto un manichino con attrezzatura completa fornito dagli speleo di Lovere, per “toccare con mano” l’efficienza di corde e autobloccanti. Ciliegina sulla torta, uno special su Antenna2 (praticamente TeleClusone o giù di lì), con intervista di un rappresentante (?) delle Nottole, certo Maurizio, selezionato apposta per attrarre nuove allieve al prossimo corso (così è stato insinuato dall’ideatore della mostra, che ha già ricevuto numerose richieste di indirizzo...). Complice la pioggia, millecinquecento persone in dieci giorni hanno affollato l’esposizione, facendo le solite domande (ma non avete paura ad andare sotto terra... etc). L’impressione che ho avuto è stata comunque di un certo interesse e di una certa curiosità da parte del pubblico per un mondo sconosciuto ai più, o noto solo attraverso le notizie di incidenti o record di sopravvivenza. Soprattutto molti si sono resi conto vedendo esposti esempi di tale attività a fianco di pannelli ”scientifici” curati da ricercatori universitari (C. Ravazzi ad esempio) che dietro la speleologia non c’è solo la voglia di fare sport, ma anche un istinto di ricerca e di analisi “scientifica” del territorio degno dell’attenzione e dell’appoggio degli enti pubblici (vedi legge regionale sulle grotte, di difficoltosa gestazione). La finalità che ci si era data progettando questo intervento a Cerete era proprio questa, e quindi direi che il risultato non è deludente. Alla prossima! (cioè a Gennaio al museo di Lovere, a Febbraio a Trescore, e forse se tutto funziona anche a Bergamo, ché questo è l’itinerario previsto per la mostra).
Carla Ferliga